La poesia è quel modo di narrare che non racconta e basta, questo lo lasciamo alla cronaca, ma è in grado di metterci di fronte alla verità nascosta, all’essenza di ciò di cui si parla. Un esempio eclatante è il fenomeno delle migrazioni e dei sentimenti che ci provocano: passata una prima fase la ripetitività di quello che sta succedendo rende questa immensa tragedia del nostro tempo “normale”, il dramma collettivo di milioni di persone “usuale”, quasi un rumore di fondo che ci tocca sempre di meno e sbiadisce sempre di più. Se il giornale, cartaceo o elettronico, ci sommerge di numeri e di dati, spesso di immagini che ormai quasi non siamo più neppure invogliati a vedere, la forma poetica.

Le liriche contenute in questa raccolta, al pari di quelle pubblicate nel primo libro dell’autore “Ai bordi delle parole”, hanno la bellezza dei pensieri espressi in piena libertà, di un linguaggio sincero che sgorga dal profondo dell’animo, senza mediazioni stilistiche precostituite. Sono versi nudi, diretti, che tessono la trama di un canto, talvolta soffocato da dolori profondi; un canto che, pur tuttavia, riesce ad esprimersi con passione e dolcezza, per lenire ferite non solo personali, ma anche collettive.